Nel settore della progettazione in Italia, il tema dei compensi degli studi professionali è da sempre avvolto da numerose leggende metropolitane, percezioni errate e una profonda disomogeneità. Dietro all’immagine patinata dell’architetto di successo che guadagna cifre da capogiro, si nasconde una realtà molto più complessa, fatta di grandi differenze regionali, forti variabili tra tipologie di incarico, pressione fiscale elevata e numerosi fattori di costo inevitabili. Analizzare le cifre reali permette di comprendere davvero qual è la situazione economica di uno studio di progettazione in Italia, sfatando molti miti ancora oggi molto diffusi.
Come si determinano i compensi di uno studio di progettazione
La prima grande variabile che influisce sui guadagni è la tipologia dello studio. Un conto è essere un giovane collaboratore appena laureato, un altro è guidare un grande studio con decine di dipendenti e commesse milionarie. I compensi variano inoltre tra attività svolte come libero professionista e quelle svolte da dipendente presso studi già avviati o imprese di costruzione.
Per chi inizia, i redditi sono spesso modesti: un architetto neo-laureato in Italia si aggira su una retribuzione media di 800–1000 euro mensili. Con qualche anno di esperienza, si arriva a circa 1300 euro, ma questa rappresenta quasi sempre una soglia faticosa da superare specie se non si hanno clienti propri o specializzazioni particolari. Se invece si lavora come libero professionista o si possiede un piccolo studio, le cifre salgono, ma restano nella maggior parte dei casi comprese tra 2000 e 3500 euro al mese, con alcuni liberi professionisti eccellenti che possono superare 5000 euro mensili solo in presenza di grandi commesse.
- Dipendente neolaureato: 800–1000 euro/mese
- Dipendente con esperienza: fino a 1300 euro/mese
- Libero professionista medio: 2000–3500 euro/mese
- Studio avviato: oltre 5000 euro/mese, nei casi più fortunati
Secondo i dati più aggiornati, lo stipendio medio mensile di un architetto assunto presso uno studio di architettura e interior design in Italia si attesta attorno a 1732 euro, che è superiore del 15% rispetto alla media nazionale di settore. Tuttavia, lo spettro va da cifre molto basse (800 euro) fino a picchi di 2700 euro mensili, a riprova della grande variabilità del settore.
Fattori che influenzano le cifre reali: territorio, specializzazione, dimensione
Uno dei principali elementi che determinano i guadagni effettivi è la localizzazione geografica. Secondo recenti rilevazioni, nel Nord Italia, e in particolare in province come Bolzano, è possibile raggiungere medie annuali di oltre 66.000 euro per un architetto affermato, mentre in molte regioni del Sud la cifra si ferma a circa 19.000 euro l’anno. Il compenso medio nazionale oscilla sui 37.398 euro annui, ma le disparità sono notevoli: a Milano e Roma, la domanda di servizi di qualità permette un mercato più dinamico, mentre nelle provincie a scarsa densità demografica il lavoro può essere molto più precario e i compensi più bassi.
Un ulteriore fattore determinante è la dimensione dello studio. Gli studi più strutturati, che lavorano con gare pubbliche, grandi opere o clienti aziendali, possono realizzare fatturati annuali superiori al milione di euro. Tuttavia, tali numeri vanno depurati dalle ingenti spese fisse: tra stipendi dei collaboratori, affitti, assicurazioni, consulenze tecniche, oneri previdenziali e costi di aggiornamento, il margine netto dello studio può ridursi drasticamente, portando anche un grande studio ben avviato a “rischiare il fallimento” se non gestisce con attenzione i flussi di cassa e le spese di gestione. Chi lavora invece da solo, senza struttura, ha meno spese ma anche minori potenzialità di guadagno, specialmente se non dispone di una solida rete di contatti.
La specializzazione della progettazione influisce notevolmente. Settori di nicchia come la progettazione sanitaria, la bioarchitettura, lo sviluppo di sistemi BIM o la consulenza su bonus edilizi possono garantire incarichi meglio retribuiti rispetto alla mera progettazione residenziale standard. La capacità di saper comunicare il proprio valore (competenze di marketing e branding) e l’offerta di servizi integrati sono armi preziose per aumentare il proprio compenso.
Mitologie e realtà sui guadagni: le spese che cambiano tutto
Molto spesso ci si ferma al dato lordo, dimenticando che proprio in uno studio di progettazione la struttura dei costi è cruciale e può “mangiare” buona parte dei ricavi. Ecco alcune delle principali voci che vanno sottratte ai compensi reali:
- Affitto e utenze dell’ufficio o co-working
- Pagamenti per software professionali, licenze, piattaforme BIM
- Costi di assicurazione professionale, in alcuni casi obbligatoria
- Formazione continua, corsi di aggiornamento e partecipazione a fiere di settore
- Spese per trasporti, sopralluoghi, stampe tecniche e materiali di presentazione
- Oneri previdenziali, imposte e IVA
- Paga di collaboratori esterni, consulenti specialistici, fornitori
Pertanto, anche uno studio che fattura un milione di euro l’anno può trovarsi ad affrontare problematiche di liquidità e margini netti minimi se non gestisce con attenzione le proprie spese. Proprio per questo motivo, secondo diversi esperti del settore, il vero guadagno di uno studio “di successo” spesso non supera il 15-20% del fatturato lordo, il che ridimensiona drasticamente le cifre che molti immaginano quando pensano ai compensi degli studi professionali.
Gap di genere, criticità e nuove opportunità
Un altro dato che emerge dai più recenti rapporti riguarda il gap di genere. Ancora oggi, nel campo della progettazione, le donne vedono retribuzioni mediamente più basse rispetto ai colleghi uomini, sia nei ruoli junior che tra i titolari di studio. Questa differenza si mantiene per tutta la carriera, compresa la fase della pensione, come confermato dai più recenti studi statistici di settore.
Le sfide non mancano: pressione concorrenziale, burocrazia, obblighi di aggiornamento e difficoltà di accesso al credito sono alcune delle cause principali di insoddisfazione da parte dei professionisti, specialmente tra i più giovani. Tuttavia, si aprono anche nuove opportunità. Specializzarsi in discipline innovative come la digitalizzazione dell’ambiente costruito, l’efficienza energetica e la progettazione sostenibile consente di accedere a mercati meno saturi e meglio retribuiti, talvolta anche a livello internazionale.
Infine, la capacità di fare rete, di sapersi distinguere in mercati di nicchia e di accedere a incarichi pubblici o privati di una certa rilevanza sono, sempre più, le chiavi per smentire il mito del “povero architetto” e ottenere risultati realmente soddisfacenti dal punto di vista economico e professionale.
La strada, però, esige professionalità, aggiornamento continuo e una forte impronta imprenditoriale, in un contesto che resta altamente competitivo e in perenne trasformazione.