La verità sul reddito degli italiani: ecco quanti superano i 30.000 euro all’anno

Quando si parla di reddito degli italiani, emergono spesso numeri che suggeriscono una nazione benestante, ma l’analisi dettagliata dei dati ufficiali del Ministero dell’Economia e delle Finanze e delle maggiori società di intelligence finanziaria rivela una realtà meno uniforme. Se è vero che il reddito medio imponibile negli ultimi anni è cresciuto, resta profondamente squilibrata la sua distribuzione e la soglia dei 30.000 euro annui rappresenta ancora un traguardo raggiunto solo da una minoranza.

I dati sul reddito medio reale

Nel 2023, il reddito imponibile pro capite in Italia ha raggiunto i 22.743 euro secondo le dichiarazioni fiscali presentate l’anno successivo. Questo dato costituisce un aumento del 4,6% rispetto all’anno precedente; tuttavia, la crescita reale per gli italiani è stata sostanzialmente annullata da un’inflazione che nello stesso periodo ha toccato il 5,7% . In altre parole, il potere d’acquisto effettivo è addirittura diminuito, nonostante l’aumento nominale dei redditi.

Analizzando l’arco di un decennio, si osserva che nel 2013 il reddito medio era di 18.959 euro, salendo a circa 22.700 euro nel 2023. Si tratta quindi di una crescita complessiva del 20% in dieci anni, ma fortemente influenzata dal contesto economico e finanziario nazionale e internazionale, come crisi, pandemia e inflazione .

Quanti superano i 30.000 euro annui?

Il punto nodale riguarda la distribuzione dei redditi: nonostante la media, la percentuale di italiani che effettivamente guadagna più di 30.000 euro lordi all’anno è molto ridotta. Secondo le rilevazioni più recenti e complete, circa il 76% degli italiani non supera questa soglia . In altre parole, solo meno di un italiano su quattro dichiara un reddito lordo superiore ai 30.000 euro annui. Si stima infatti che la grande maggioranza della popolazione (circa 23 milioni di contribuenti) si fermi ben al di sotto dei 20.000 euro lordi annuali, mentre cifre sopra i 60.000 euro sono una prerogativa di appena 1,6 milioni di persone.

Queste disparità si accentuano considerando che i dati sulla distribuzione del reddito sono fortemente influenzati dalla componente geografica e dal settore lavorativo di riferimento.

Redditi e lavoro: differenze tra categorie

Le differenziazioni principali emergono tramite il confronto tra lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti, imprenditori individuali e pensionati :

  • Il reddito medio dei lavoratori autonomi si attesta intorno a 52.980 euro, una cifra che, tuttavia, rappresenta una minoranza del totale.
  • Tra i lavoratori dipendenti, il reddito medio dichiarato è 20.720 euro annui.
  • Gli imprenditori individuali dichiarano in media 17.960 euro.
  • I pensionati si fermano a una media di 18.650 euro, sebbene risultino essere, dal punto di vista della crescita percentuale, la categoria che più ha visto aumentare il proprio reddito negli ultimi anni.

Va inoltre sottolineato che parte dei redditi, in particolare quelli da capitale, non rientrano nell’Irpef e possono sfuggire a questa elaborazione, restituendo così un quadro parziale ma comunque indicativo delle principali tendenze sociali ed economiche.

Le differenze regionali e il divario Nord-Sud

Le disuguaglianze sono amplificate dal divario geografico. Il reddito medio dichiarato è massimo in Lombardia, con 26.734 euro (+4% in un anno), seguita da regioni tradizionalmente più ricche come il Trentino-Alto Adige. Al contrario, molte regioni del Sud si mantengono su cifre ben più basse, accentuando il classico divario Nord-Sud che segna storicamente la crescita economica italiana . Nei centri urbani più ricchi, come Milano e Portofino, il numero di contribuenti che sfonda la soglia dei 30.000 euro aumenta nettamente, anche se nel complesso nazionale si tratta comunque di una minoranza.

L’1% più ricco della popolazione, ossia circa 430.000 persone, dichiara oltre 120.000 euro lordi annui e concentra su di sé una quota sproporzionata della ricchezza totale.

Un’ulteriore riflessione sulle diseguaglianze emerge dal confronto tra il reddito medio delle famiglie più ricche e quello delle famiglie più povere: secondo dati Istat, il reddito totale delle prime è circa 5,3 volte superiore a quello delle seconde . Questo differenziale indica una forte polarizzazione delle condizioni economiche nel Paese.

Stipendi medi, potere d’acquisto e conseguenze sociali

Quando si analizzano gli stipendi medi si deve distinguere tra lordo e netto. Secondo i dati OCSE più recenti, lo stipendio medio lordo per lavoratore in Italia si attesta attorno ai 35.616 euro. Tuttavia, lo stipendio netto mensile percepito dall’italiano medio è di poco inferiore ai 2.000 euro . Questa discrepanza è dovuta alla pressione fiscale e contributiva su salari e stipendi.

Ancora più significativa, però, è la distribuzione del reddito: la maggior parte dei lavoratori resta sotto la soglia dei 30.000 euro lordi annui. Il livello di 76% sotto i 30.000 euro testimonia una struttura sociale dominata dal lavoro dipendente a bassa e media retribuzione.

L’incremento dei redditi medi negli ultimi anni, sebbene statisticamente rilevante, viene eroso quasi interamente dall’inflazione, lasciando una diffusa percezione di impoverimento relativo. La crescita dei prezzi energetici e alimentari ha colpito più duramente le classi popolari e medio-basse, accentuando disagio e diseguaglianze.

In definitiva, la verità sul reddito degli italiani è fatta di medie che rischiano di ingannare e di una realtà sociale ed economica molto frammentata. Solo una minoranza supera la soglia simbolica dei 30.000 euro annui, mentre la gran parte della popolazione si trova in una fascia di reddito che, soprattutto negli ultimi anni, garantisce un potere d’acquisto costantemente sotto pressione.

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