Tenere i soldi sul conto corrente è una pessima idea: ecco quanto perdi davvero ogni anno

Lasciare i soldi sul conto corrente può sembrare una scelta prudente e senza rischi, ma nella realtà nasconde insidie che si traducono in una perdita costante di potere d’acquisto ogni anno. Questo fenomeno è dovuto principalmente all’azione dell’inflazione, alle scarse – o talvolta nulle – remunerazioni dei depositi, e a una gestione non efficiente della propria liquidità. Tutto ciò comporta che la semplice conservazione del denaro in banca, invece di rappresentare una tutela per i risparmiatori, si traduce spesso in una riduzione reale del loro valore con il passare degli anni.

Perché il conto corrente non protegge il valore dei tuoi risparmi

Un’errata convinzione diffusa è quella di ritenere il conto corrente uno strumento sicuro e senza svantaggi, adatto a conservare anche grandi capitali. In realtà, il denaro lasciato fermo sul conto non solo non frutta interessi, ma viene eroso giorno dopo giorno dal fenomeno dell’inflazione. L’inflazione indica la crescita generale e prolungata dei prezzi dei beni e dei servizi, abbassando di conseguenza la quantità di prodotti e servizi accessibili con la stessa somma di denaro.

Un esempio concreto e semplice aiuta a comprendere l’entità della perdita: dieci anni fa mille euro avevano un potere d’acquisto superiore rispetto a oggi. Secondo simulazioni di scenario reale, se avessi lasciato 1.000 euro sotto il materasso nel 1999, nel 2019 il loro potere d’acquisto effettivo si sarebbe quasi dimezzato, scendendo a circa 588 euro a causa dell’effetto cumulativo dell’inflazione sulle altre variabili economiche. Le stesse dinamiche si applicano a chi tiene liquidità “parcheggiata” sul conto corrente.

L’impatto dell’inflazione sui risparmi: dati e simulazioni

L’inflazione, anche se apparentemente ridotta, contribuisce concretamente all’erosione del valore reale del capitale. Se, per esempio, l’inflazione annua si attesta attorno al 2-3%, senza alcuna remunerazione il denaro immobile perde questa percentuale ogni anno. Tradotto in termini pratici, su un saldo di 10.000 euro, una perdita annua del 3% significherebbe ritrovarsi, dopo soli dieci anni, con un potere d’acquisto equivalente a poco più di 7.300 euro. Questa cifra visibile (il numero di euro sul conto) resta invariata, ma ciò che puoi comprare diminuisce sensibilmente anno dopo anno.

I conti correnti, inoltre, non prevedono quasi mai un rendimento strutturale della giacenza, soprattutto se confrontati con strumenti evoluti come conti deposito, titoli di Stato o fondi di investimento. Alcune banche offrono tassi minimi e spesso promozionali, ma in presenza di tassi ufficiali bassi, la remunerazione della liquidità è trascurabile o quasi nulla. Nel frattempo, le spese di tenuta conto, le imposte di bollo (34,20 euro l’anno se la giacenza supera i 5.000 euro) e i balzelli accessori contribuiscono a ridurre ulteriormente il saldo disponibile.

Perché si tende a lasciare troppa liquidità sul conto: errori psicologici e paure diffuse

Molti risparmiatori italiani non investono i propri risparmi per una serie di motivazioni psicologiche e sociali. Tra le cause più comuni figurano:

  • Paura del rischio: la volatilità dei mercati finanziari e il timore di perdere il capitale investito spingono molti a preferire la “sicurezza” apparente del conto corrente.
  • Mancanza di conoscenze finanziarie: la scarsa educazione su temi come inflazione, strumenti di investimento, gestione del rischio impedisce di valutare le reali alternative alla semplice giacenza in conto.
  • Errata concezione della liquidità: spesso si sovrastima la necessità di tenere sempre disponibili grossi importi per far fronte a imprevisti, senza distinguere tra “fondo di emergenza” e vera e propria immobilizzazione, che andrebbe invece allocata in strumenti remunerativi e sicuri.

Secondo esperti di pianificazione finanziaria, è utile tenere sul conto la sola liquidità necessaria per le spese correnti (uno o due mesi) e per un fondo di emergenza proporzionato alle proprie necessità personali e familiari. Un buon riferimento prevede di mantenere dai 3 ai 12 mesi di spese mensili, a seconda della stabilità delle proprie entrate e della situazione familiare. Il resto dovrebbe essere investito.

Le possibili soluzioni per preservare i risparmi

Per evitare le perdite legate all’inflazione, esistono numerose alternative al conto corrente:

  • Conti deposito: offrono maggiori interessi sui risparmi rispetto ai conti correnti tradizionali. Questi strumenti si dividono in vincolati e non vincolati; i primi garantiscono un tasso fisso per tutta la durata del vincolo e tutelano dal calo dei tassi di mercato, mentre i secondi offrono maggiore flessibilità.
  • Titoli di Stato: inserendo parte della liquidità in BTP, Bot o titoli di Stato italiani, si può ottenere una remunerazione superiore rispetto alla semplice detenzione sul conto, mantenendo comunque un rischio relativamente contenuto, soprattutto se si guarda al medio-lungo periodo.
  • Buoni fruttiferi postali e libretti postali: strumenti tradizionalmente sicuri e abbastanza flessibili, che offrono una minima rendita, spesso allineata o superiore al tasso dei depositi bancari.
  • Fondi comuni di investimento a basso rischio: rappresentano una forma di investimento adatta a chi vuole diversificare e ridurre l’impatto dell’inflazione pur mantenendo una gestione prudente.

Al contrario, lasciare grandi giacenze infruttifere sul conto comporta il rischio concreto di subire ogni anno una progressiva erosione del potere d’acquisto, soprattutto in periodi di inflazione elevata. Secondo pianificatori finanziari e portali specializzati, è fondamentale adottare una strategia attiva per la gestione dei propri risparmi, evitando di farsi “male da soli” con la pigrizia o la paura di investire.

In sintesi, la cattiva abitudine di lasciare i risparmi fermi sul conto corrente si paga cara: è come un’illusione di sicurezza che, anno dopo anno, si trasforma in un progressivo impoverimento mascherato. L’unica vera tutela del potere d’acquisto contro l’inflazione è rappresentata dalla diversificazione degli investimenti attraverso strumenti sicuri e calibrati sulle proprie reali necessità e orizzonte temporale.

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